venerdì 8 maggio 2009

Nichi Vendola

La Sinistra c'è...

Sono state presentate le liste dei candidati per le Elezioni Europee del 6 e
7 giugno. Tante donne (di cui tre sono a capo delle 5 liste
circoscrizionali), molte personalità non riconducibili a nessun partito ma
espressione della diffusa "società civile" di sinistra, qualche
amministratore locale, gli ottimi europarlamentari uscenti (tra i più
presenti e attivi, secondo le statistiche, al Parlamento di Strasburgo),
pochi "uomini d'apparato" e l'impegno diretto del Presidente della Regione
Puglia Nichi Vendola, unico candidato in tutte le circoscrizioni: questi i
tratti salienti delle liste.
Tra i nuovi personaggi più significativi vanno segnalati senz'altro: Lisa
Clark, storica attivista pacifista (capolista nel nordovest), Giuliana
Sgrena, giornalista del Manifesto (capolista al centro), Sergio Staino,
celebre vignettista dell'Unità, il cabarettista Bebo Storti, la scrittrice
per l'infanzia Bianca Pitzorno, Michele Dalai, direttore di Linus, Imma
Battaglia, leader del movimento gay, Mauro Palma, presidente del Comitato
europeo per la prevenzione della tortura, nel Comitato dei Direttori della
Treccani, Carlo Flamigni, noto endocrinologo, nel Comitato Nazionale di
Bioetica e Presidente dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti,
il consulente informatico Alessandro Bottoni, leader del Partito Pirata
Italiano che si batte per la libertà della rete, Simonetta Salacone,
dirigente scolastico dalla cui scuola elementare romana è partita la
protesta anti-Gelmini.

L'obiettivo dunque è quello di superare lo sbarramento del 4% e ridare
speranza ad una prospettiva di Sinistra moderna, in Italia e in Europa.


Circoscrizione 4 Sud
1 Vendola Nichi (Presidente Regione Puglia)
2 Di Lello Marco (coordinatore segreteria PS)
3 Di Palma Dino (presidente Consiglio provinciale Napoli)
4 Catizone Eva (ex sindaca di Cosenza)
5 Vozza Salvatore (sindaco di Castellamare di Stabia)
6 Santroni Daniela (già consigliera regionale Abruzzo)
7 Battaglia Imma (dirigente informatico, leader storica movimento gay,
presidente di Gay Project)
8 Barretta Francesco (presidente CIA Crotone)
9 Marello Luigi (assessore provinciale Cosenza)
10 Cammarano Raffaele (Presidente IACP Salerno)
11 Caruso Franz (avvocato penalista)
12 D'Aimmo Isadora (assessora provinciale Napoli)
13 Durante Giuseppe (oncologo, primario Don Uva Bari)
14 Massaro Maria Grazia (studentessa universitaria medicina)
15 Pignataro Fernando (già segretario regionale CGIL Calabria)
16 Ragosta Michele (consigliere regionale Campania)
17 Rosania Gerardo (consigliere regione Campania)
18 Salvatore Giovanna (operaia)

Bertinotti: Voto per Sinistra e Libertà.

1 - Presidente Bertinotti, lei è il primo firmatario dell’appello al voto per Roberto Musacchio. Perché l’urgenza di questa preferenza?

Intanto con Roberto c’è una lunga collaborazione, una lunga storia comune nel movimento operaio e in Rifondazione Comunista e poi una presenza insieme nel parlamento europeo nella prima parte della legislatura dove abbiamo lavorato assieme nel Gue. Roberto ha svolto la funzione di capogruppo con passione politica e capacità di applicazione ai problemi della gente, ai conflitti. Ha svolto una funzione di ponte con i movimenti, si pensi, ad esempio, a come ha contribuito alla lotta contro la direttiva Bolkestein: un elemento tra i tanti che parlano di una modalità di presenza in Europa che mi auguro possa proseguire. Infine Roberto sta in una lista che non si vuole rassegnare allo stato della sinistra in Italia e che si considera una presenza utilmente provvisoria.

2 - Musacchio si presenta in Sinistra e Libertà, un nuovo soggetto politico, che nasce in un momento travagliato della sinistra italiana, mai così dispersa ed espulsa anche dalle aule parlamentari…

Siamo passati da una condizione in cui in c’erano due sinistre, una radicale e una riformista a una condizione in cui in Italia non c’è una sinistra politica, mentre c’è un popolo e ci sono dei conflitti di sinistra. Non c’è un discorso pubblico di sinistra in grado di intervenire con forza in una crisi di proporzioni devastanti, cioè la crisi di un modello economico e sociale che da ragione a chi, come il movimento alter mondista e la sinistra radicale, avevano criticato la globalizzazione capitalistica. Il paradosso è che mentre i fatti le davano ragione la sinistra è pressoché muta e neanche i movimenti le restituiscono la parola. Il problema è quindi quello di una ricostruzione di una sinistra in Europa e in Italia. Per questo penso che alle elezioni dovrebbero essere premiati quelle donne e quegli uomini e quelle forze che si propongono questo obiettivo.


3 - Le lotte di questi mesi, degli insegnanti e degli studenti, sono lotte di sinistra ma senza sinistra, senza rappresentazione

E’ vero, le lotte sociali hanno preso una piega inedita, si pongono sotto il segno dell’indipendenza, che è cosa diversa dall’autonomia. Tutti prima hanno avuto a che fare, anche per configgere laddove ce ne fosse stato bisogno, con i partiti del movimento operaio. Le lotte di oggi hanno assunto invece un carattere indipendente, questo per tutelarsi. Basti pensare che per la prima volta lo sciopero generale della Cgil si è svolto senza l’adesione del più grande partito d’opposizione.


4 - In un suo recente intervento lei ha detto che l’Europa oggi vive una crisi della politica e che in questa crisi si inserisce la crisi politica della sinistra. Che cosa succede? La storia del 900 è arrivata al capolinea?

Il ‘900 è finito. Grandi studiosi hanno suddiviso la storia del movimento operaio in cicli: il ‘900 è finito con il crollo dei regimi dell’est e con l’avvento di quella rivoluzione capitalistica restauratrice che abbiamo chiamato globalizzazione. In questa nuova scena irrompe la crisi e propone la rinascita di un nuovo movimento operaio, di una nuova sinistra. Il tratto che questa nuova sinistra può ereditare da quella vecchia è la critica del capitalismo come modo di produzione ma tutto il modello sociale a cui tendere è da reinventare, a partire dalla rideclinazione del concetto di uguaglianza, senza il quale non c’è la sinistra. Mi pare che ci troviamo di fronte a due paradossi. Il primo: la sinistra non c’è più quando i fatti le davano ragione. Secondo paradosso: l’Europa non c’è quando il mondo ne avrebbe bisogno, è il terreno fondamentale delle sfide politiche del futuro.
5 - Perché dice che l’Europa non c’è?

L’Europa non c’è perché ha subito un processo di omologazione al modello nordamericano, l’Europa non c’è perché ha subito un processo di unificazione mercantile nel quale il mercato ha mangiato la democrazia, perché ha rinunciato alla sovranità dei popoli in nome dell’assunzione dei dogmi indotti dalla cultura liberista (si pensi ai parametri di Maastricht), l’Europa non c’è perché in quest’ultima fase si è costruita su un sistematico deficit di democrazia colmato da una crescente attribuzione di poteri a strutture tecnocratiche, come la Banca Centrale Europea. L’Europa non c’è perché ha buttato l’occasione della costruzione della Costituzione sostituendola con le intese intergovernamentali e con le decisioni della commissione. Così si è presentata nuda alla crisi.

6 - Insomma lei vede un Europa debole

I grandi soggetti che stanno prendendo decisioni nel mondo sono Obama negli Usa, la Cina, il concerto dei paesi latino americani. Invece l’Europa è rifluita nelle scelte dei governi e dei singoli paesi. Non c’è un programma economico europeo, non un piano di investimenti e persino con i grandi casi industriali, come quello dell’auto, non si vede affiorare un’idea di politica industriale, di riconversione industriale, di condizionamento dell’esborso di finanza pubblica alla realizzazione di obiettivi strategici sia riguardanti i diritti dei lavoratori, sia il perseguimento di obiettivi ecologici, sia l’introduzione di obiettivi di democrazia economica. Eppure l’Europa costituisce la scala necessaria per realizzare politiche e obiettivi in grado di pesare realmente sull’uscita dalla crisi e sulla sua direzione di marcia.

7 - Gli effetti devastanti della crisi sono sotto gli occhi di tutti. A migliaia di precari non viene rinnovato il contratto, esplode il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, e ci attendiamo una ondata di licenziamenti che forse il paese non può permettersi. Quali sono secondo lei le misure concrete da attivare? La convinceva la proposta di Franceschini di un salario minimo ai disoccupati?

Per uscire dalla crisi occorre una piena e buona occupazione, quindi l’obiettivo è il mantenimento dell’occupazione non gli ammortizzatori sociali. Il problema è costruire una politica economica . Dovremmo fare una discussione pubblica su questo, una grande assise su quale programmazione economica adottare per i prossimi 5 anni. Ci vuole un indirizzo pubblico, non bisogna avere paura di questa parola. Bisogna da un lato rispondere ai punti di crisi, dall’altro indirizzare la politica economica. E’ un discorso non rinviabile a domani, con il “poi vediamo” paghi gravemente la crisi e ti avvii su una strada che acceca.


8 - Da una recente ricerca Ipsos è risultato che gli operari votano a destra, una tendenza già in atto negli scorsi anni ma che adesso sembra drammatica. Che segnale è secondo lei?

Gli operai sono condannati alla solitudine e nella solitudine uno prova ad arrangiarsi o con il sogno e con l’egoismo. Non è la prima volta. Il voto operaio si è indirizzato a sinistra in Europa con la nascita del movimento operaio e dei grandi partiti di massa nei “trenta anni gloriosi” dopo la vittoria dal nazifascismo ma non è una condizione permanente della storia. Perché ci sia il voto operaio bisogna che ci sia un movimento operaio. La sinistra oggi non c’è e gli operai orfani votano secondo la tendenza di egoismo mercantile a cui tutti siamo sottoposti. Piuttosto che stupirci che gli operai votano a destra, stupiamoci che non ci sia la sinistra.


9 - Oggi da dove può ricominciare la sinistra?

Da tutte le parti. Fino a ieri ci siamo battuti perché si ricominciasse intanto da una forza politica. Oggi non esistono punti di partenza che si propongano come esclusivi, o da qui o da nessun altra parte. Se si vuole cominciare occorre partire da un big bang, cioè da una rimessa in discussione di tutto ciò che c’è. Accettare che c’è stata una cesura con il ‘900. Deve nascere un nuovo movimento operaio perché c’è bisogno di una nuova storia di liberazione da tutte le forme di sfruttamento, alienazione, oppressione che possono ritornare, persino la schiavitù. Mai come oggi le conquiste di mezzo secolo sono in discussione, compresa la democrazia. Per questo penso di incoraggiare Roberto Musacchio e quelle forze, come Sinistra e Libertà, che si propongono di concorrere alla ricostruzione di una grande sinistra europea.

(Intervista di Luciana Cimino)

martedì 28 aprile 2009

Antonio Gramsci.



In occasione del 72esimo anniversario della morte di Antonio Gramsci, una delegazione di Sinistra e Libertà composta da Patrizia Sentinelli e Roberto Musacchio si è recata al Cimitero Inglese. Roberto Musacchio, europarlamentare di Sinistra e Libertà, ha dichiarato: "La lezione di Gramsci è sempre attuale. Riforma morale del paese e sovversivismo dall'alto delle classi diirigenti sono temi di straordinaria attualità. In particolare il sovversivismo dall'alto delle classi dirigenti è una chiave di interpretazione per quel populismo che rappresenta uno dei rischi più gravi della nostra democrazia. In questo paese troppe volte i potenti usano le condizioni di difficoltà dei deboli per alimentare il proprio potere; la riforma morale di cui parla Gramsci serve a proseguire nei valori della nostra Costituzione attuandoli pienamente"

venerdì 24 aprile 2009

Buonventicinqueaprile.


Nel discorso di Torino sulla democrazia, alla vigilia del 25 aprile, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci ha ricordato che le principali istituzioni della democrazia , concepite in antitesi a ogni dispotismo, sono “la garanzia di diritti di libertà (in primis libertà di pensiero e di stampa), la divisione dei poteri, la pluralità dei partiti e la tutela delle minoranze politiche“. Citando Norberto Bobbio, il presidente ha anche rammentato l’importanza della rappresentatività del Parlamento, dell’indipendenza della magistratura e del principio della legalità.

Non a caso il monito del garante della Costituzione arriva in un momento in cui sempre più spesso assistiamo all’arroganza di un esecutivo che, continuamente, a colpi di decreti, si appropria di prerogative legislative in nome della “governabilità”, spogliando di fatto il Parlamento delle proprie funzioni.

Il Capo dello Stato, che si è rivolto a Berlusconi pur senza citarlo direttamente, ha affermato che “oggi il governo dispone già di molto potere rispetto al Parlamento, essendo passato il tempo in cui le Camere prevalevano sull’esecutivo, e mette in guardia dalla continua richiesta di maggiori poteri che perviene dai vincitori delle elezioni, ammonendo che “la denuncia dell’ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie“.

Il Presidente della Repubblica non poteva essere più netto nel bocciare il “berlusconismo” nella parte più incisiva e politica del suo intervento, che probabilmente è stato anche il più impegnativo dal suo insediamento al Quirinale.

La denuncia di Napolitano arriva dopo un periodo di duro scontro istituzionale, cominciato diversi mesi fa, e che ha visto nelle dichiarazioni del premier sul “caso Eluana”, il momento più critico. Proprio in quell’occasione Berlusconi aveva manifestato minacciosamente l’intenzione di svuotare i poteri del Capo dello Stato e di cambiare la Carta fondamentale che, secondo il premier, era nata “sotto l’influsso della fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione sovietica come un modello”.

In quelle dichiarazioni si condensa l’idea di fondo della democrazia secondo Berlusconi: governare senza alcun contrappeso, trasformare il Parlamento in una mera sede di ratifica delle decisioni governative, concentrare tutto il potere nelle proprie mani di una sola persona.

Un’idea plebiscitaria e autoritaria della democrazia nella quale, come afferma Stefano Rodotà si entra in ”una terra incognita” in cui “i diritti fondamentali delle persone non sono più affidati alla garanzia della legge, ma alle pulsioni delle maggioranze” con l’effetto di sconvolgere la stessa democrazia costituzionale che sulla Carta si fonda e che induce il Capo dello stato a ribadire che “la Costituzione repubblicana non è una specie di residuato bellico come da qualche parte si verrebbe talvolta fare intendere e che poggia sui valori maturati nell’opposizione al fascismo, nella Resistenza“.

Per questo non si può non essere d’accordo con Napolitano quando dice: “Rispettare la Costituzione significa anche riconoscere il ruolo fondamentale del controllo di costituzionalità, e dunque l’autorità di istituzioni di garanzia. Queste non dovrebbero formare mai oggetto di attacchi politici e di giudizi sprezzanti, al di là dell’espressione di responsabili riserve su loro specifiche decisioni”.

“La Costituzione non è una semplice carta dei valori. È legge fondamentale e legge suprema anche e innanzitutto nel segnare i limiti entro cui può svolgersi ogni potere costituito e viene disciplinata la stessa volontà sovrana del popolo”.

Potere costituito di cui il Parlamento è espressione, secondo una logica di rappresentatività della volontà popolare messa a dura prova da quelle norme che, concepite per evitare un’eccessiva frammentazione politica, hanno indebolito la rappresentanza stessa e messo in discussione la libertà di voto e che, in assenza di valide procedure di formazione delle candidature e di meccanismi di ancoraggio fra eletti, territorio ed elettori, hanno contribuito a indebolire la nostra democrazia.

Un vulnus che con la sciagurata richiesta di un “voto utile” ha menomato quel pluralismo, sociale, politico e istituzionale che costituisce la sostanza della democrazia, causando l’estromissione di alcune componenti politiche dal Parlamento e che la soglia di sbarramento europea, imposta dalla maggioranza con l’assenso di tutta l’attuale opposizione parlamentare , rischia di aggravare.

Per questo la ricorrenza del 25 aprile non è soltanto occasione di celebrazioni e di ricordi, ma, oggi più che mai, deve diventare occasione di riflessione sui rischi autoritari verso i quali può scivolare la nostra democrazia.

Bella Ciao (Mondine-Jazz-Grunge-English version, beautiful!)

martedì 21 aprile 2009

ITALIA SI, ITALIA NO, ITALIA BOH.


di Marco Senaldi* - Flash Art n.274 Febbraio - MArzo 09

REALITY SHOW

L’ITALIA È UN paese magnifico, o un posto da incubo? In Italia si pagano troppe tasse, o se ne evadono ancor di più? L’industria italiana svetta per eccellenza, o inquina a più non posso? Le università italiane sfornano cervelli da esportazione, o sono incestuosi covi del malaffare? E gli artisti italiani, infine, sono geni incompresi o provinciali mammoni? Girala come vuoi, da queste domande opposte non se ne esce. O meglio, quello che esce è la solita immagine dell’Italia, un paese impossibile, una nazione paradossale, un coacervo di contraddizioni che si rimpallano, che si ripetono, che sfuggono anche a hi vorrebbe risolverle, e che alla fine stremano tutti col risultato che si va in qualche modo avanti. Eppure, dài che ti do, alla fin fine di tutto questo gran parlare, scatenarsi, incatenarsi, stracciarsi le vesti, e ricucirle per poi rimettersele, magari a rovescio, il dì seguente qualcosa, nella percezione comune e forse nelle cose stesse, è cambiato.
Un primo cambiamento riguarda senz’altro il livello del dibattito. Quasi Impercettibilmente, dato il fragore generale, siamo transitati dalle sottigliezze politiche, o dalle invettive ideologiche esasperate, a un piano diverso, direi di irresistibile trasparenza. Un giornalista d’assalto come Marco Travaglio può dare del mafioso a uno (di fatto condannato) come il senatore Dell’Utri, e questo resta in parlamento; salvo poi demandare al portavoce del suo partito, Daniele Capezzone, il compito di apostrofare in diretta Tv proprio il Travaglio con l’epiteto di “coglione”.

A un livello (gerarchicamente) più elevato lo stesso Berlusconi può spingersi a ricordare come un “eroe” Vittorio Mangano, il suo stalliere mafioso, e il suo avversario Antonio Di Pietro può rimbeccarlo, senza che questo però generi alcuna conseguenza effettiva. In altro ambito, la polemica tra Francesco Bonami e Achille Bonito Oliva sulla mostra “Italics” ricalca questo modello: ci si rinfaccia apertamente quello che una volta si sarebbe sussurrato con prudenza agli orecchi di un confidente. Benché tanta apertura linguistica e mentale non generi nessun mutamento reale, di fatto però rende le cose interessanti da un altro punto di vista, cioè da quello che potremmo definire “espressivo”. L’Italia è un caso unico in cui in definitiva tutti sanno tacitamente che la capacità di fornire una riflessione obiettiva non è demandata né ai politici (consapevoli del fatto che, come diceva Mussolini, “governare gli italiani non è difficile, è impossibile”), né ai giornalisti o ai media (che sono già capillarmente collocati per fasce di artito), né ai vertici religiosi (storicamente screditati da una prossimità geopolitica esagerata), e nemmeno alla cosiddetta società civile e ai suoi rappresentanti, anch’essi di frequente collusi coi potentati di vario rango. Che cosa resta allora, se non la traduzione in termini artistici di questo impasto dei mali dell’(ex) Bel Paese, e la loro relativa nobilitazione creativa? La conseguenza, essa stessa paradossale, è che, oggi, se un sociologo volesse conoscere come funziona l’Italia, farebbe meglio a vedere un reality show che analizzare i (peraltro discutibili) indici Istat. Se uno storico volesse ricostruire le vicende del paese farebbe meglio a guardarsi un film recente di qualità, anziché compulsare fonti spesso contraddittorie. E se un italiano volesse capire in che paese abita forse sarebbe bene che cominciasse a guardarsi intorno e osservasse che opere producono i suoi artisti.

Dopo molti decenni, infatti, di “complesso di inferiorità culturale”, di “non facciamoci

riconoscere”, e di “perché non siamo un paese normale” (come non pensare a certi film come Fumo di Londra, in cui l’Albertone nazionale sviscerava tutta la xenofilia che ci contraddistingue?), oggi molti artisti, scrittori, registi e designer tornano a concentrarsi su temi tipicamente locali, con la consapevolezza che non sono eventi marginali di una provincia dell’impero, ma fatti a loro modo epocali degni di diventare soggetti artistici. Non è un caso che il nuovo cinema italiano dei vari Garrone, Virzì, Sorrentino, Vicari, si sia concentrato su temi di politica e di società assolutamente italiani — come la camorra o la longevità politica di Andreotti, spesso in stretta correlazione con la narrativa emergente di autori come Saviano, Ammanniti, Veronesi, Brizzi. D’altra parte non è un caso che i nuovi designer italiani, come Giulio Iacchetti, abbiano addirittura realizzato un libro-archivio di tutti gli oggetti, reali o virtuali che definiscono l’identità italiana, dal calendario di Frate Indovino alla Coccoina, dalla Festa dell’Unità alla liquirizia Tabù (raccolti nel volume collettivo Italianità, Corraini, Modena), mentre Roberto Giolito ha ridato vita, con sensibilità e intelligenza, a un mito del tutto italiano come la Fiat 500 (Il marketing del fantasma. Nuova Fiat 500, di Fulvio Carmagnola, in OT/ Orbis Tertius, 1, Mimesis, 2008). Anche la fotografia italiana si segnala per questo recupero: basti pensare all’opera di Francesco Jodice o di Paola di Bello, di Massimo Siragusa o di Paola Salerno per capirlo. Tuttavia, qui è fondamentale stabilire alcune distinzioni. Una serie di artisti e di opere si è focalizzata sui guasti italiani con grande serietà, ma fatalmente ricalcando atteggiamenti tradizionali. Lo stesso esempio di Gomorra — il libro più del film — indica che quando si affrontano temi “alti” si tende a ricorrere a linguaggi altrettanto alti, di severa “riscossa civile” come, in questo caso, il recupero del Neorealismo, stile che però rischia di non essere più in sintonia coi tempi. Nelle molte operazioni attuali in cui ritorna il vecchio cliché della denuncia, si conserva una (immotivata) fiducia nel fatto che ci sia qualcosa da (d)enunciare a qualcuno, e che sia possibile farlo da un luogo di (d)enunciazione neutrale, non coinvolto, “obiettivo” sui fatti, la cui inesistenza invece è proprio ciò che rende tanto paradossale la situazione (e la storia tutta) del nostro paese.
Alcune recenti operazioni artistiche che hanno toccato il senso dell’appartenenza italiana, invece, partono proprio dall’impossibilità di una presa di posizione “obiettiva”. Operazioni come l’Art Parade di Francesco Spampinato con le bandiere italiane spixellate, o l’opera di Goldiechiari Confine immaginato, l’installazione sonora che riproduceva con campionamenti di scrosci d’acqua e sciacquone l’inno italiano Fratelli d’Italia, o la faccia di Berlusconi trasformata in icona bizantina nei mosaici di Leonardo Pivi testimoniano, più che una volontà di mettere alla berlina usi e costumi italioti, il radicale confronto con un’identità fantasmatica, scollata da se stessa come i bordi di una foto mossa, dove il culto del calcio, la foto del leader e l’inno di Mameli (tutte cose per altro stranamente collegate!) si scambiano ruoli e significati. In questo

senso, l’opera di Cattelan, che sovente ha toccato il tema dell’identità italiana, resta

profondamente indicativa. Da Ninna Nanna del lontano 1994, installazione realizzata con le macerie del PAC dopo l’attentato che lo aveva distrutto, fino a All, 2008, i nove marmi che sembrano altrettanti morti ammazzati, Cattelan non si è mai arreso alla logica della semplice denuncia, preferendo la strada indiretta dell’interrogativo e dell’ambiguità riflessiva. Non è un caso che al suo collodiano Charlie don’t surf (il ragazzetto con le mani trafitte da due matite) sia dedicata l’omonima ballata dei Baustelle — e non è nemmeno un caso che un’allegoria ricorrente nell’arte contemporanea, proprio a cominciare da Cattelan, fino ad arrivare alla parodia di quel duo geniale e irresistibile che sono Bertozzi & Casoni, passando per Manganelli e Carmelo Bene, sia proprio il dis-eroico Pinocchio. In questo senso, più che alla ricerca delle radici di una presunta identità italiana, gli artisti nostrani migliori hanno afferrato che la verità di questa nostra terra risiede soprattutto in una differenza intrinseca, disidentità di sé da sé, inaugurata sicuramente da uno come Pirandello. È in questa chiave che andrebbero recuperate le tradizioni anti-tradizionali della dis-italianità. Sinceramente, è bello che un curatore di livello internazionale come Bonami abbia incluso nella sua mostra “Italics” figure desuete quali Guttuso o Ferroni, ma in un certo senso, ciò che è davvero singolare non è il gesto di includerli in mostra, ma lo stupore che esso ha suscitato. Anche questo è un tratto tipico dell’italiotismo più becero: in Francia, per esempio, quando una personalità raggiunge un rango storico, può essere sottoposta a una critica postuma anche feroce, ma entra automaticamente a far parte di un pantheon da cui non è più rimossa, e in cui trovano posto tanto Luigi XVI che Napoleone, tanto Céline che Sartre. Qui, invece, l’ultimo arrivato pretende di fare piazza pulita di tutti quelli che lo hanno preceduto; così, benché non si possa non sottoscrivere la feroce critica che uno come Luca Beatrice ha indirizzato ai cascami ideologici dell’Arte Povera, bisognerebbe anche avere la magnanimità di ammettere che, ormai, è roba archiviata, fa parte della nostra storia

come il Futurismo o la poesia visiva. Così, in una mostra sull’italianità quello che più stupisce non è la presenza di Guttuso (mossa senz’altro talentuosa), ma invece la mancanza degli autentici eroi anti-italiani: se siamo d’accordo su Cattelan, perché non inserire le indimenticabili due puntate di Carmelo Bene da Costanzo del 1994? In quell’operazione mediatica, in cui un personaggio così poco televisivo come Bene ebbe il coraggio e la follia di darsi in pasto a un pubblico immensamente più grande di lui, alligna tutta la forza malapartiana dell’italianità più paradossale e più vera. E non dovremmo dire lo stesso degli interventi televisivi di De Dominicis, o del dimenticato ma pazzescamente geniale Orlando Furioso di Luca Ronconi (1975), che, a rivederlo con gli occhi di oggi, non può non ricordare le elaborate meccaniche visive di una Tacita Dean o di un Matthew Barney? E quando un artista di vaglia come Alfredo Jaar, nella sua ultima personale italiana, si spinge a chiedere con grandi manifesti “dove sta Gramsci”, l’operazione risulta inevitabilmente ideologica perché Gramsci è elevato a bandiera della benedetta “coscienza nazionale”, che l’Italia proprio non ha e la cui mancanza è anzi la sua caratteristica, e le sue “ceneri” andrebbero invece accostate senza timore a quelle dei pochi che hanno condiviso con lui il destino di plasmare questo paese nel bene e nel male, sia pur da sponde politicamente diverse, come Croce, o persino Gentile, della cui storica riforma scolastica siamo tutti (finora!) inevitabilmente figli e debitori. Queste sono le cose che gli artisti di oggi mostrano a tratti di intendere sennonché, forse, un po’ troppo tardi. Ormai, ora che ci stavamo riappassionando al nostro paese, altre realtà vanno affacciandosi sul palcoscenico

della Storia, e forse è l’Europa tutta a essere destinata a un inevitabile declino. Adesso, che avevamo capito di contare qualcosa, non per le nostre presunte e sempre ripetute virtù, ma proprio per i nostri difetti, adesso è il momento di prender congedo. D’altra parte, questo strano destino è in linea con una indimenticabile intuizione di uno dei migliori dis-italiani che mai abbiano calcato il suolo natìo, cioè Pier Paolo Pasolini, che poco prima di morire ebbe a dire: “È dunque assolutamente necessario morire, perché, finché siamo vivi, manchiamo di senso”.



*Marco Senaldi, critico d’arte e filosofo, collabora con la cattedra di Educazione Estetica dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

giovedì 9 aprile 2009

Ricostruiamo la Casa dello studente.

Sinistra e Libertà ha aperto un Conto corrente bancario dedicato alla sottoscrizione in favore delle popolazioni dell'Abruzzo: Sinistra e Libertà Solidarietà Abruzzo IT 82 B 0832703221 000000003346 da utilizzare per versamenti attraverso bonifici. I soldi raccolti contribuiranno alla ricostruzione della Casa dello studente.

martedì 7 aprile 2009

Appello alla Solidarietà con l’Abruzzo.



Cari compagni e compagne, amici e amiche,
stiamo cercando di organizzare una rete di solidarietà e primo aiuto per la popolazione abruzzese colpita dal sisma. Tutte le nostre iniziative saranno coordinate con la Protezione Civile, da cui stiamo attendendo informazioni e direttive più dettagliate.

RETE DI ACCOGLIENZA SFOLLATI

Stiamo predisponendo una rete di persone disponibili ad ospitare gli sfollati. Per questa ragione vi chiediamo, se abitate in regioni prossime alle zone interessate dal sisma e siete nella condizione di ospitare qualcuno, di comunicarci a partire da ora le seguenti informazioni:
nome, cognome, indirizzo, telefono, indirizzo e-mail, numero delle persone che potete accogliere, numero delle stanze e durata approssimativa della disponibilità.
Il nostro indirizzo e-mail è sinistraeliberta.volontari@gmail.com e tel. Annagrazia 328.8638712

GRUPPI DI VOLONTARI

Stiamo comunicando alla Protezione Civile le disponibilità dei nostri militanti, attivisti e simpatizzanti a recarsi in Abruzzo per fornire assistenza, aiuto e soccorso alla popolazione. Chi di voi fosse disponibile può comunicarcelo fin da ora all’indirizzo: sinistraeliberta.volontari@gmail.com e al numero di tel. Annagrazia 328.8638712. Comunicateci anche, nel caso le aveste, le competenze specifiche che potrebbero essere utili ai soccorsi (es. medici, ingegneri, infermieri, psicologi, assistenti sociali, cuochi).

RACCOLTA COPERTE, MEDICINALI, VESTIARIO, MATERIALI UTILI A RIMUOVERE LE MACERIE

Stiamo verificando con la protezione civile la reale necessità di una raccolta di materiale di cui sopra. Nelle prossime ore vi daremo nuove informazioni attraverso le newsletter e il nostro sito, e nel caso fosse realmente utile predisporremo centri di raccolta.

RACCOLTA FONDI PER L’EMERGENZA ABRUZZO

Stiamo raccogliendo fondi da destinare all’emergenze immediata e i soccorsi. Per farlo stiamo aprendo un apposito conto corrente di Sinistra e Libertà che sarà attivo da domani.

DONAZIONI DI SANGUE

Pare dagli ultimi aggiornamenti che non ci sia un’emergenza sangue, in ogni caso se si dovesse ripresentare questo problema chi vuole donarlo può farlo
in Abruzzo: presso l'ospedale di Pescara - Dipartimento di Medicina Trasfusionale PO "Spirito Santo" Via Fonte Romana 8 - 65124 Pescara Telefono 0854252687. Oppure ci si può rivolgere agli altri ospedali abruzzesi.
Nel resto d’Italia si può donare sangue in tutte le sedi Avis del paese. Per trovare quella più vicina: www.avis.it

venerdì 3 aprile 2009

Il 4 aprile per un nuovo Piano nazionale del lavoro.

di Alessandro Sabiucciu Mps

Sabato saremo a Roma, a fianco della CGIL, con le nostre bandiere, con i nostri programmi. Non si tratta solamente di una scelta, pur importante, di solidarietà verso la più grande organizzazione sindacale sottoposta ad un attacco virulento da parte della destra che governa l’Italia. Si tratta di scendere in piazza per rivendicare misure concrete, a favore del lavoro, in una crisi dalle conseguenze drammatiche per i lavoratori e gli strati più deboli della popolazione, per sostenere una diversa qualità della relazione tra ambiente e lavoro attraverso la quale costruire anche le condizioni di uscita dalla crisi, per porre un argine alla deriva autoritaria della democrazia che si manifesta a partire dalla negazione del diritto di voto ai lavoratori.
Il governo Berlusconi persevera nella pratica degli annunci (operazioni di marketing politico), senza che alcun provvedimento concreto si sia ancora visto, mentre le condizioni materiali delle persone continuano a peggiorare, come confermato da tutti gli indicatori statistici (CIG, CIGS, Mobilità, iscrizioni al collocamento). Cresce l’incertezza e l’insicurezza sociale ed aumentano i processi di fragilizzazione delle identità individuali, in un quadro di precarietà sistemica. Senza una chiara ripresa del conflitto sociale, senza una ritrovata, ricostruita, capacità della sinistra di definire un progetto politico unificante per questa società frantumata, c’è il pericolo che si saldino, ancora di più, le derive razziste con le spinte populiste: una miscela devastante, tesa a perseguire una “privatizzazione del tutto” (dall’acqua alla scuola), che colpirà tutte le reti di protezione sociale.

Credo che la posta in gioco sia chiara e possiamo già anticipare, dai segnali che arrivano dai territori per numero di pullman e di treni speciali, che la partecipazione sarà grandiosa. La straordinaria riuscita della manifestazione sarà utile ad impedire il consolidamento di un blocco sociale conservatore, con venature persino reazionarie, razziste e xenofobe, e potrà aiutare la definizione di una piattaforma sociale, culturale, politica, per la quale noi del Movimento per la Sinistra ci rendiamo disponibili. Dalla difesa del Contratto Nazionale di Lavoro, al raddoppio della durata della Cassa Integrazione per coprire tutto il periodo della crisi, all’aumento dell’indennità di disoccupazione, fino al rilancio degli investimenti sulla ricerca, l’istruzione, sulle energie rinnovabili e sulle tecnologie dolci come sfida anche occupazionale per il presente ed il futuro prossimo, tutte le proposte della CGIL sono condivisibili.

Vogliamo portare il nostro contributo proponendo una totale ed incondizionata “moratoria” dei licenziamenti, che serve soprattutto per quelle lavoratrici e lavoratori precari e o della piccola e piccolissima impresa e dell’artigianato: moratoria che si può ottenere estendendo, erga omnes, la cassa integrazione a tutte e tutti a prescindere sia dai settori merceologici di appartenenza e che dalla dimensione occupazionale della struttura di lavoro. L’obiettivo deve essere: nessun licenziamento durante la crisi! Per realizzarlo serve un po’ di “deficit spending” con buona pace dei turbo liberisti.

Nell’immediato queste misure servono come una sorta di “terapia della riduzione del danno”, sono utili a salvaguardare soglie fondamentali di reddito e di consumi, sono imprescindibili per mantenere un “pavimento” dei diritti ed evitare di passare da una crisi economica, per quanto gravissima, ad una depressione economica che travolgerebbe soprattutto i più deboli.

La rimessa in campo di una sinistra degna di questo nome non può realizzarsi, però, limitandosi ad interventi, per quanto importanti, di natura congiunturale. Serve un PIANO NAZIONALE per il LAVORO. Dopo la sconfitta alla Fiat degli anni ’50, Giuseppe Di Vittorio seppe riaprire i percorsi politici e propose il Piano per il Lavoro. Oggi serve uno scatto di analoga forza politica. Serve al mondo del lavoro ed al sindacato e serve alla sinistra politica.

La ricostruzione della centralità sociale del lavoro, la messa in campo di una proposta complessiva di ridisegno dei diritti del lavoro, oggi devastati dalle diverse legislazioni e dalla polverizzazione produttiva, la possibilità di sviluppare nuove piattaforme sociali unitarie anche attraverso forme di salario sociale, passano solo attraverso un disegno strategico di grande spessore culturale, politico e sociale. Un Piano Nazionale per il Lavoro come strumento per la tutela dei diritti, per una stagione di sviluppo economico armonico tra lavoro e ambiente, come piattaforma per la ricostruzione della sinistra politica in Italia ed in Europa. Proponiamo alla CGIL di avviare i confronti per costruirlo sfidando, per questo obiettivo, l’insieme delle forze di sinistra e democratiche.

martedì 31 marzo 2009

Chi semina, raccoglie.


"Seminare sinistra per raccogliere libertà” è il tema di una campagna nazionale non proibizionista che inizia il 4 aprile allo Spazio Pubblico Leoncavallo di Milano e si concluderà il 9 maggio a Roma all’interno della Million Marijuana march.
E’ una appello e al tempo stesso una proposta politica che contiamo si moltiplichi in centinaia di occasioni in tutto il paese.

Si è da poco conclusa la quinta Conferenza nazionale delle politiche antidroga a Trieste: un fallimento nel fallimento. Nel disastro prodotto dalle politiche proibizioniste su scala globale si è potuto toccare con mano quello della legge Fini- Giovanardi (49/2006) a tre anni dalla sua approvazione: consumi ai massimi, riduzione dell'età di prima assunzione, esplosione del narcotraffico. Una legge largamente segnata da un approccio ideologico, fatta di improvvisazione e attacco al servizio pubblico sulle tossicodipendenze. Alle sperimentazioni di riduzione del danno e del rischio largamente diffuse in Europa si è opposta una cieca retorica, alle politiche di prevenzione e all’informazione si è sostituita un’affabulazione con tratti di farsa. E invece è una tragedia: nei prossimi anni il governo condanna centinaia di migliaia di cittadini e le loro famiglie ad una battaglia solitaria, e molti di più al girone delle sanzioni penali e amministrative.

E’ un centrodestra liberista in materia economica e fortemente autoritario nel campo dei diritti civili e delle libertà. Dal testamento biologico alle unioni civili, alla limitazione del diritto di sciopero e di manifestare, attraverso una sequenza di provvedimenti, pacchetti, apparentemente volti alla “sicurezza dei cittadini” e che lambiscono ormai le garanzie costituzionali.

E' ormai chiaro che servono approcci radicalmente nuovi: la Sinistra scende letteralmente in campo e guarda alle sperimentazioni che qua è là in Europa e nel mondo disegnano le possibili alternative.

Non casualmente la prima iniziativa di questa campagna si svolge la sera del 4 aprile, al termine della grande manifestazione della CGIL: un modo chiaro per segnare il rapporto ormai strettissimo che lega oggi diritti civili e sociali.

Il 4 aprile con la CGIL.

Primarie: Ecco i seggi.

Domenica 5 aprile 2009, dalle ore 8.00 alle 21.00, si terranno le elezioni primarie per la scelta del candidato Presidente della Provincia di Avellino e del sindaco di Avellino della coalizione di centro-sinistra
Possono votare tutti i cittadini italiani o dell'Unione Europea o di altri paesi che, al momento del voto, siano in possesso dei seguenti requisiti:
a) siano residenti nel Comune di Avellino per l’elezione del candidato a sindaco;
b) siano residenti nei 119 Comuni della provincia di Avellino per l’elezione del candidato alla Presidenza della Provincia.
c) abbiano compiuto i sedici anni di età;
d) dichiarino di riconoscersi nella proposta politica della coalizione del centrosinistra, accettando di sostenerlo alle prossime elezioni amministrative e di essere registrate nell’Albo elettori del centrosinistra, registrazione che può avvenire anche al momento del voto;
e) siano in possesso, qualora cittadini di paesi non facenti parte dell’Unione Europea, di regolare permesso di soggiorno in corso di validità.

Al momento del voto si versa un contributo di almeno un Euro.

Ogni elettore può votare solo nel seggio del comune di residenza. Per i cittadini di Avellino e Ariano verranno indicati e specificati i seggi in base al propria sezione elettorale.
L’elettore esprime una unica preferenza tracciando una croce sulla scheda in corrispondenza del candidato prescelto
Qui di seguito l'elenco dei seggi.

NUM

COMUNE

SEDE

UBICAZIONE

SEZ

NOTE

1

ARIANO IRPINO

PALAZZO DEGLI UFFICI

VIA D'AFFLITTO

1 - 6 - 7
-8 - 9 -10 - 11 -12 - 13 -14 - 15 -25

VOTANO NEL SEGGIO 1 LE SEZIONI DEL COLLEGGIO PROVINCIALE 2. (ARIANO 1)

2

ARIANO IRPINO

PALAZZO DEGLI UFFICI

VIA D'AFFLITTO

2 - 3 - 4 - 5 16 - 17 - 18 19 - 20 - 21 22 - 23 - 24

VOTANO NEL SEGGIO 1 LE SEZIONI DEL COLLEGGIO PROVINCIALE 3. (ARIANO 2)

1

BONITO

BIBLIOTECA COMUNALE

VIA ROMA

1

CASALBORE

SEDE PD

VIA BATTISTI

1

FLUMERI

AULA S. ROCCO

PIAZZA SAN ROCCO

1

GRECI

LOCALE

CORSO CAROSENO

1

GROTTAMINARDA

SALA ENZO FERRARO

VIA CONDOTTI

1

MELITO IRPINO

AUDITORIUM COMUNALE

P.ZZA DELLA REPUBBLICA

1

MONTAGUTO

CENTRO POLIVALENTE

VIA PEPE

1

MONTECALVO IRPINO

LOCALE ADIACENZE CHIESA

VIA BELLA DONNA

1

SAVIGNANO IRPINO

CIRCOLO ACLI

C.So VITTORIO EMANUELE

1

VILLANOVA DEL BATTISTA

BIBLIOTECA COMUNALE

VIA POZZO

1

ALTAVILLA I.

SEDE PD

C.SO GARIBALDI

1

AVELLINO

GAZEBO DI FRONTE NUOVA PREFETTURA

CORSO V. EMANUELE

1- 10

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI PIAZZA GARIBALDI E NELLA
SCUOLA MEDIA "L. DA VINCI"

1

AVELLINO

GAZEBO PIAZZA DI FRONTE FERROVIA

VIA F. TEDESCO

49 - 52

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA FONTANATETTA

1

AVELLINO

GAZEBO ADIACENZE SCUOLA ELEMENTARE

RIONE PARCO

39 - 40

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA G. ROTONDI

1

AVELLINO

CENTRO SOCIALE

P.ZZA STURZO-S. TOMMASO

41 - 48

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI CONTRADA SAN TOMMASO E NELLA
SCUOLA MEDIA DI CONTRADA SAN TOMMASO

1

AVELLINO

GAZEBO

P.ZZA RIONE MAZZINI

58 - 62

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI RIONE MAZZINI

1

AVELLINO

CENTRO SERVIZI VOLONTARIATO

CORSO EUROPA

35 - 38

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE PROLUNGAMENTO VIA ROMA

1

AVELLINO

CENTRO SOCIALE

VIA MORELLI E SILVATI

11 - 17

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA MEDIA "D. ALIGHIERI" E NELLA SCUOLA
MATERNA DI VIA PIAVE

1

AVELLINO

CENTRO SOCIALE

VIA MORELLI E SILVATI

18 - 21

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA DEGLI IMBIMBO

1

AVELLINO

CENTRO SOCIALE

VIA MORELLI E SILVATI

22 - 27

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA MEDIA "E. COCCHIA"

1

AVELLINO

CENTRO SOCIALE

VIA MORELLI E SILVATI

66 - 71

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE "PERNA"

1

AVELLINO

GAZEBO

PIAZZA DI PICARELLI

56 - 57

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE FRAZIONE PICARELLI

1

AVELLINO

GAZEBO ADIACENTE BAR DALLAS

VALLE

29-34

CHI NORMALMENTE VOTA ALLA SCUOLA MEDIA "F. SOLIMENA" E NELLA SCUOLA
ELEMENTARE DI VIA COLOMBO

1

AVELLINO

GAZEBO

PIAZZA VALLE

53-55

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA MATERNA FRAZIONE VALLE

1

AVELLINO

LOCALE PRIVATO 18

VIA GIANCOLA-BELLIZZI

63 - 65

CHI NORMALMENTE VOTA NELLA SCUOLA ELEMENTARE FRAZIONE BELLIZZI

1

CAPRIGLIA I.

RISTORANTE IL PASSO

Fraz. SAN FELICE

1

CASTELVETERE

LOCALE PRIVATO

PIAZZA MONUMENTO

1

GROTTOLELLA

LOCALE PRIVATO

VIA ANGELO MAGLIO

1

MANOCALZATI

CASA DELLA CULTURA

VIA UMBERTO I

presso il Seggio di MANOCALZATI votano i residenti nel Comune di CANDIDA

1

MERCOGLIANO

SEDE PD

CORSO GARIBALDI

1

MONTEFALCIONE

SEDE PD

VIA MARCONI

1

MONTEFREDANE

AUDITORIUM COMUNALE

VIA ROMA

1

MONTEFUSCO

LOCALE PRIVATO

VIA S.NICOLA DE FRANC

presso il Seggio di MONTEFUSCO votano i residenti nel Comune di SANTA
PAOLINA - TORRIONI

1

MONTEMILETTO

SEDE PRO LOCO

VIA PIASSI

presso il Seggio di MONTEMILETTO votano i residenti nel Comune di TORRE LE
NOCELLE

1

OSPEDALETTO

SEDE PD

VIA PRINCIPE DI NAPOLI 1

presso il Seggio di OSPEDALETTO votano i residenti nel Comune di SUMMONTE

1

PAROLISE

BIBLIOTECA COMUNALE

PIAZZA MARINO

1

PIETRADEFUSI

SEDE PD

VIA ROMA - FRAZ. DENTECANE

1

PRATA P.U.

SEDE PD

VIA MATTEOTTI

1

PRATOLA SERRA

SEDE PROLOCO

CORSO VITTORIO EMANUELE

1

SAN MANGO S. C.

LOCALE PRIVATO

VIA PROVINCIALE 8S

1

SAN POTITO U.

SEDE PD

VIA ROMA

1

SORBO SERPICO

LOCALE PRIVATO

VIA AMATUCCI

presso il Seggio di SORBO SERPICO votano i residenti nel Comune di SALZA
IRPINA

1

TUFO

BIBLIOTECA COMUNALE

VIA PIESCO

presso il Seggio di TUFO votano i residenti nel Comune di CHIANCHE - PETRURO

1

VENTICANO

LOCALE PRIVATO

VIA L. CADORNA

1

VOLTURARA I.

EX CINEMA

VIA RIMEMBRANZA

1

AIELLO DEL SABATO

CENTRO SOCIALE

VIA MANCINI

1

ATRIPALDA

EX SALA CONSILIARE

P.ZZASPARAVIGNA

1

AVELLA

CASA COMUNALE

P.ZZA MUNICIPIO

1

BAIANO

SEDE PD

C.SO GARIBALDI

1

CERVINARA

CASA COMUNALE

P.ZZA TRESCINE

1

CESINALI

CENTRO ANZIANI

PIAZZA MUNICIPIO

1

CONTRADA

SEDE PD

VIA MARCONI 19

1

DOMICELLA

SEDE COMUNALE

PIAZZA FERRANTE

1

LAURO

AUDITORIUM

VIA PRINCIPE LANCELLOTTI

1

MARZANO DI NOLA

MUNICIPIO

VIA NAZIONALE

1

MONTEFORTE IRPINO

LOCALI SOTTOSTANTI ISTITUTO COMPRENSIVO

VIA AURIGEMMA

1

MONTORO INFERIORE

SEDE PD

VIA PIRONTI - PIANO

1

MONTORO SUPERIORE

BIBLIOTECA COMUNALE

FRAZ. SAN PIETRO VIA ROMA

1

PAGO DEL VALLO DI LAURO

MUNICIPIO

1

PIETRASTORNINA

LOCALE PRIVATO

VIA SABATINO MINUCCI - TRAVERSA CORSO PARTENIO

presso il Seggio di PIETRASTORNINA votano i residenti nel Comune di
SANT'ANGELO A SCALA

1

QUINDICI

CENTRO SOCIALE

VIA S.ANTONIO EX SCUOLA MEDIA

1

ROCCABASCERANA

EX SEDE PROLOCO

VIA IMBRIANI

1

ROTONDI

LOCALE PRESSO CASA COMUNALE

VIA VACCARIELLO

1

SAN MARTINO VALLE CAUDINA

SEDE PD

PIAZZA ROMA

1

SAN MICHELE DI SERINO

SEDE PD

VIA LARGO MERCATO

1

SANTA LUCIA DI SERINO

CENTRO SOCIALE

PIAZZA S. GIUSEPPE MOSCATI

1

SERINO

BIBLIOTECA FRAZ. DOGANA VECCHIA

VIA G. MARCONI

1

SOLOFRA

SEDE PD

PIAZZA UMBERTO I

1

TAURANO

LOCALE

PIAZZA FRECONIA

1

AQUILONIA

SEDE PD

CORSO VITTORIO EMANUELE

1

BAGNOLI IRPINO

SEDE PD

P.ZZA L. DI CAPUA

1

BISACCIA

CENTRO ANZIANI

CORSO ROMULEO

1

CALABRITTO

LOCALE FORUM DEI GIOVANI

VIA ALLENDE

1

CALITRI

SEDE PD

VIA PITTOLI

1

CAPOSELE

SEDE PD

PIAZZA DANTE

1

CASSANO IRPINO

SEDE PD

VIA CROCE

1

CASTELBARONIA

LOCALI

ADIACENZE COMUNE

1

CASTELFRANCI

BIBLIOTECA

VIA FORIA

1

CONZA DELLA C.

CASA DELLA COMUNITÀ

C.SO XXIII NOVEMBRE

1

FONTANAROSA

EX PROLOCO

VIA MAZZINI 24

1

FRIGENTO

CENTRO CARITAS

VIA ALDO MORO

1

GESUALDO

EX ASILO COMUNALE

PIAZZA NEVIERA

1

LACEDONIA

SEDE PD

VIA G. VICO

1

LIONI

EDIFICIO PLURIUSO

P.ZZA DELLA VITTORIA

1

LUOGOSANO

GAZEBO

PIAZZA DE GASPERI

1

MONTELLA

SEDE PD

PIAZZA BARTOLI

1

MONTEVERDE

SEDE PD

VIA CIRILLO 6

1

NUSCO

SEDE PD

CORSO UMBERTO I

1

PATERNOPOLI

SALA OTTAGONALE CENTRO CEPAS

VIA TROISI

1

SAN NICOLA BARONIA

CENTRO SOCIALE

VIA GRAMSCI

1

SAN SOSSIO BARONIA

LOCALE SCUOLA MATERNA

VIA PIANO

1

SANT'ANDREA DI C.

SEDE PD

VIA ROMA

1

SANT'ANGELO DEI L

SEDE PD

CORSO VITTORIO EMANUELE


presso il Seggio di SANT'ANGELO DEI LOMBARDI votano i residenti nel Comune
di ROCCA SAN FELICE

1

SCAMPITELLA

SEDE PD

VIA CITTÀ DI CONTRA

1

SENERCHIA

PALAZZETTO DELLO SPORT

VIA PIANO DI ZONA

1

STURNO

AUDITORIUM

PIAZZA MUNICIPIO

1

TEORA

SEDE PD

CORSO PLEBISCITO


1

TORELLA DEI LOMBARDI

SEDE PD

VIA CARACCIOLO


1

VALLATA

SEDE PD

VIA CHIANCHIONE


1

VALLESACCARDA

CENTRO SOCIALE

VIA CASA CIARLA

venerdì 27 marzo 2009

Primarie: Lettera aperta alle Irpine e agli Irpini.

Care e Cari,

dopo una lunga riflessione la Sinistra irpina ha deciso di partecipare alle Primarie del 5 aprile, in Provincia e al Comune capoluogo.

Ci siamo, dunque. E non semplicemente per una testimonianza.

Per rendere autentiche queste Primarie, e far sì che non siano una noiosa resa dei conti interna al PD.

Per rappresentare un punto di contatto con quei mondi oggi troppo lontani e delusi dalla politica. Per provare ad aprire una finestra verso la società civile, il mondo del lavoro e della cultura, i movimenti, i giovani.

Per dare un’alternativa reale a quelle donne e a quegli uomini che vogliono davvero scrivere una pagina nuova per l’Irpinia.

Quella che proponiamo è un’altra Irpinia: attenta alle fasce sociali e alle famiglie più deboli, vicina ai lavoratori oggi esposti alla durezza della crisi, che scommette sulla partecipazione come metodo irrinunciabile di governo, che investe sulle nuove generazioni, sull’innovazione, sulla valorizzazione e la tutela dei nostri territori.

Le primarie, dunque, ce lo dicono le eccezionali esperienze di Vendola e Obama, possono essere uno straordinario strumento di cambiamento. Un’occasione che, spero, le irpine e gli irpini non mancheranno.

Ma queste Primarie sono soprattutto un segnale forte, di unità e partecipazione, contro il Governo Berlusconi. Un governo che ha mandato i militari sul Formicoso e a Savignano, che invia le ronde nelle città, che umilia e deruba il Mezzogiorno, che attacca il contratto nazionale di lavoro e il diritto di sciopero, che occulta e non affronta la crisi, che taglia la scuola e la sanità, che mette in discussione la laicità e i diritti, che alimenta insicurezze e paure.

Per questo non faccio uno scontato appello al voto per i candidati della Sinistra.

Chiedo al popolo di centro-sinistra di fare uno sforzo di vitalità, di uscire dalla rassegnazione, di moltiplicare in questi giorni i luoghi di incontro e discussione, di partecipare liberamente e scegliere il futuro dell’Irpinia. Insieme.

Gennaro M. Imbriano